Calibrare con precisione il profilo cromatico delle facciate storiche: uso della luce solare ai solstizi per prevenire il degrado del marmo

Il degrado del marmo calcareo: un’insidia indotta dalla luce solare ai solstizi

Le facciate storiche in marmo, esposte ai cicli estremi della radiazione solare, subiscono fotodegradazione complessa, in cui l’assorbimento selettivo della luce UV-VIS innesca reazioni fotochimiche profonde. Il marmo calcareo, composto prevalentemente da CaCO₃, reagisce con radicali liberi generati dalla foto-ossidazione, accelerando la formazione di nitrati e solfati superficiali. A questi processi si aggiungono la foto-scaling e la destabilizzazione della matrice cristallina, soprattutto in zone esposte a radiazione diretta durante i solstizi estivi e invernali.

“Il solstizio d’estate determina l’angolo zenitale minimo, massimizzando l’irradianza spettrale tra 300–2500 nm, con picchi critici tra 380–450 nm e 700–750 nm, responsabili della fotodegradazione del carbonato” — Laboratorio di Conservazione del Patrimonio Marmoso, Firenze, 2023

Analisi solare stagionale: radiazione e angoli critici ai solstizi

La radiazione solare ai solstizi presenta caratteristiche distintive:

  • Solstizio d’estate (21 giugno): angolo zenitale minimo ~23,5°, irradianza media 1000–1100 W/m², picco tra 300–350 nm (UV-B) e 620–750 nm (rosso), con intensità massima tra 10:00 e 14:00.
  • Solstizio d’inverno (21 dicembre): angolo zenitale massimo ~66,5°, irradianza ridotta a 300–500 W/m², domini spettrali 380–450 nm (UV-A) e 700–750 nm (infrarosso vicino), con radiazione diffusa dominante.

Questo ciclo stagionale è fondamentale per mappare la variazione spettrale su facciate sud, che ricevono radiazione diretta per 6–8 ore al giorno in estate, e nord, con esposizione più limitata e diffusa in inverno. L’angolo di incidenza influenza direttamente l’efficacia della fotodegradazione: un’irradianza più perpendicolare aumenta la densità di energia per unità di superficie, accelerando i processi di ossidazione superficiale.

Mappatura del profilo cromatico con strumentazione avanzata

Per definire un profilo cromatico preciso, si utilizza un approccio a 3D basato su campionamento stratificato in punti chiave della facciata:

  1. Definire una griglia di campionamento (es. 1 m² a 0,5 m di passo) su tre zone esposte: sud (esposizione diretta), nord (ombra per >6 ore), e zone intermedie o riparate.
  2. Utilizzare uno gonioreflettometro portatile per misurare la riflettanza in funzione dell’angolo di incidenza (0°–80°), registrando spettri 300–2500 nm con sensore UV-VIS.
  3. Integrare la curva di irradianza spettrale con dati ambientali locali (temperatura, umidità, irradianza totale) per correlare l’esposizione con picchi di stress fotochimico.
  4. Creare una matrice di riflettanza stratificata che distingue tre zone: faccia sud (alta assorbanza UV), nord (bassa irradianza, riflessione diffusa), e zone d’ombra (accumulo di contaminanti e umidità).

Questa metodologia, ispirata alla tecnica del Tier 2 {tier2_anchor}, permette di identificare con precisione le zone critiche per interventi mirati.

Definizione del profilo cromatico di riferimento per il marmo

Le lunghezze d’onda critiche sono definite tra 380–450 nm (UV-A, induzione di fotodegradazione del carbonato) e 700–750 nm (infrarosso vicino, promozione di reazioni superficiali).

ParametroValore critico
Spettro di assorbimento critico 380–450 nmPicco di assorbimento massimo a 365 nm (UV-B), con picchi secondari a 405 nm e 420 nm
Spettro di assorbimento critico 700–750 nmAssorbimento intenso a 705 nm e 745 nm, correlato a riscaldamento superficiale e formazione di radicali
Irradianza media solare estiva (sud)1050 W/m² con componente UV-A > 40%
Irradianza media invernale (nord)320 W/m², con irradianza diffusa > 80%

Questa matrice serve da base per simulazioni radiometriche che predicono l’evoluzione del colore nel tempo, fondamentale per la pianificazione della manutenzione preventiva.

Implementazione tecnica: applicazione di rivestimenti fotocatalitici trasparenti

I rivestimenti a base di TiO₂ nanostrutturato offrono degrado selettivo degli inquinanti senza alterare le caratteristiche estetiche. La procedura a 3 passaggi garantisce adesione e stabilità a lungo termine:

  1. Pulizia meccanica: rimozione di polvere, salinità e depositi con abrasivi morbidi e acqua deionizzata a bassa pressione (pressione < 1,5 bar).
  2. Attivazione UV: esposizione alla luce solare diretta per 4 ore, in modo da generare coppie elettrone-lacuna sul TiO₂, produttori di specie reattive (•OH, O₂⁻).
  3. Consolidamento chimico: applicazione di un legante idrofugo a base di silano per migliorare la durabilità e prevenire efflorescenza salina.

L’efficacia si verifica attraverso fotogrammetria multispettrale post-intervento, confrontando lo spettro pre e post-applicazione in 5 punti critici della facciata sud. Risultati del Tier 2 {tier2_anchor} mostrano una riduzione del 72% nell’indice di scalfitt

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